Recentemente, durante la manifestazione di Vinitaly, è stato
celebrato il 50° anniversario dell'assegnazione del marchio DOC
al vino Gutturnio.
Questo vino, infatti, è il capostipite dei vini rossi piacentini.
Nel 1967 il Gutturnio è stato tra i primi dieci vini italiani,
nonchè il primo vino piacentino, a ricevere la denominazione
d'origine controllata (DOC).
Il Colli Piacentini Gutturnio è un vino la cui produzione è
consentita nella provincia di Piacenza ottenuto dall'unione di due
vitigni: la Barbera e la Croatina.
Da segnalare che, localmente, la croatina è detta anche "Bonarda"
sebbene non abbia nulla a che fare con il vitigno piemontese.
L’attuale vino Gutturnio deriva da Gutturnium cioè una
coppa o tazza di argento di epoca romana, rinvenuta nel territorio
piacentino verso la fine dell’ottocento. Aldo Ambrogio, nel 1938,
citava il “Gutturnium” come un “bellissimo boccale o grande
coppa di vino dissepolto nel 1878 a Veleia” (bellissima cittadina
romana sulle colline piacentine), ma, ad oggi, non vi sono dati certi
per tale ritrovamento.
Si narra che un ulteriore esemplare venne casualmente ripescato sulla
sponda piacentina del Po, nei pressi di Croce Santo Spirito.
Recentemente, però, la direttrice dei Musei Piacentini, intervenendo
in un convegno del maggio 2016, ne ha completamente demolito
l’interpretazione tradizionale, collocandolo tra i vasi impiegati
per le misurazioni di liquidi, essenze, profumi, ma non sicuramente
un oggetto per le libagioni.
Il nome "Gutturnio" del vino venne proposto nel 1938
dall'enologo Mario Prati e apparve per la prima volta nel 1939 su
un'etichetta dell’azienda Manara di Vicomarino (Ziano).
Il disciplinare di produzione per i vini a denominazione di origine
controllata Gutturnio, circoscrive la produzione delle uve che
possono essere destinate alla sua realizzazione in diversi
comprensori. Essi ricomprendono totalmente il territorio collinare
del comune di Ziano Piacentino ed il territorio collinare parziale
dei comuni di: Agazzano, Alseno, Borgonovo Val Tidone, Carpaneto,
Castell’Arquato, Castel San Giovanni, Gazzola, Gropparello,
Lugagnano, Nibbiano, Pianello Val Tidone, Piozzano, Ponte dell’Olio,
Rivergaro, San Giorgio Piacentino, Vigolzone, Vernasca.
Sono considerati idonei alla produzione di Gutturnio unicamente i
vigneti ubicati in zona collinare, bene esposti, su terreni argillosi
o di natura calcarea, ciottolosi e ghiaiosi.
Nel territorio piacentino si producono diversi tipi di vino
Gutturnio, vale a dire il Gutturnio Classico, il Gutturnio Classico
Riserva, il Gutturnio Classico Superiore, il Gutturnio Frizzante, il
Gutturnio Riserva ed infine il Gutturnio Superiore.
I più pregiati sono, ovviemente quelli con accanto la denominazione
“Riserva”.
Il Gutturnio Riserva ed il Gutturnio Classico Riserva possono essere
immessi al consumo solo in bottiglie di vetro di tipo bordolese e
dopo almeno ventiquattro mesi di invecchiamento ed affinamento, di
cui almeno sei in legno.
Il Gutturnio è un vino importante e complesso, ricco di note odorose
particolari che spaziano dal floreale al fruttato. Dal punto di vista
gustativo emergono soprattutto le componenti acido - tannica, che
donano al Gutturnio i connotati di un vino corposo e di lunga
persistenza gusto-olfattiva.
Qualche sera fa abbiamo provato ad assaggiare il Gutturnio
Classico Riserva della Azienda Vinicola Losi di
Ganaghello di Castel San Giovanni.
La bottiglia proveniva dalla vendemmia del 2008, quindi ha subito un
invecchiamento di quasi 9 anni, che si ritrovano tutti nella importante gradazione alcolica (14,5°).
Il vino si presenta ben strutturato e corposo, grazie anche al lungo
invecchiamento in botte. Immediatamente si percepiscono le note
vinose però non accompagnate dal retrogusto tannico, che talvolta si
riscontra in vini importanti, quali ad esempio quelli piemontesi.
Al palato risulta armonico seppur vi siano ancora accenni di
bruschezza, dati dalla componente derivante dal vitigno Barbera.
Oltre al profumo vinoso dominano, però note molto più delicate. Si
percepisce un bouquet di frutta autunnale, pesche tardive, cachi ed
uva.
Nel complesso un ottimo vino adatto ad accompagnare sia i piatti
della tradizione piacentina, come ad esempio i Pisarei e fasö (un
tipo di pasta con sugo di fagioli) sia portate più impegnative come
ad esempio bolliti e brasati.
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