Il 4 luglio a Piacenza si celebra solennemente la festa del
patrono della città: Sant'Antonino di Piacenza.
Le notizie su Sant’Antonino martire sono poche ed incerte.
Secondo la tradizione, Antonino sarebbe nato a Piacenza nell’anno
270 dopo Cristo. Non tutte le fonti, però, concordano su questo
dato.
E' comunque indubitata l'esistenza di Antonino di Piacenza, già
ricordato da Vittricio di Rouen nel suo De laude Sanctorum
della fine del sec. IV, e nel Martirologio Geronimiano, che cita il
santo alla data del 30 settembre (probabile data di nascita).
Incerte storicamente, invece, sono le circostanze della vita di
Antonino.
Si narra che fosse un giovane proveniente da famiglia benestante e
che si arruolò nella Legione tebea, un reparto di soldati romani
apertamente cristiani.
I legionari, infatti, quando erano liberi dagli impegni militari, si
dedicavano alla predicazione del
Vangelo. I due imperatori dell’epoca, Diocleziano e Massimiano,
venuti a conoscenza di ciò, decisero di obbligare i soldati a
convertirsi al paganesimo, ma i legionari rifiutarono di abiurare la
loro fede. L'imperatore Massimiano, allora, ordinò lo sterminio
completo della Legione. Molto probabilmente Antonino riuscì a
scampare al massacro e ritornò nella città di Piacenza dove
continuò la suo opera di evangelizzazione.
La sua attività attirò sempre più le ire dell'imperatore, che
decise, infine, di ucciderlo.
Il 4 luglio 303, a Travo, nei pressi del fiume Trebbia,
Antonino venne catturato dagli inviati imperiali e, poiché,
nonostante le torture subite, egli non intendeva abiurare la fede
cristiana, i suoi aguzzini lo uccisero mediante decapitazione. Il suo
corpo venne gettato nel fiume Trebbia.
La leggenda narra che il sangue del martire si congelò sopra le
onde, e fu raccolto da due angeli, che lo deposero sopra una
barchetta, assieme al capo. Gli angeli guidarono la barca verso la
città, fino alla casa di Festo, un amico di Antonino. L’uomo,
avvertito in sogno, recuperò gli altri resti del martire e li
seppellì sotto la propria casa.
Il ritrovamento delle sue reliquie (sec. IV), ad opera di S. Savino,
vescovo di Piacenza, è tramandato, anche'esso in un alone di
leggenda; ma innumeri privilegi nel corso del Medioevo confermano
l'esistenza e il culto di esse.
Ricognizioni delle reliquie furono compiute dai vescovi Sigifredo
(verso il 1000), Malabaila (1510), Bernardino Scotti (1562), Paolo
Burali d'Arezzo (1569), Claudio Rangoni (1615) e, infine, va
ricordata quella accuratissima compiuta nel 1878-79 dal servo di Dio,
mons. Giovanni Battista Scalabrini.
Il più antico libro che documenta la vita del santo, conservato
nell'Archivio della basilica di S. Antonino in Piacenza, è il Gesta
Sanctorum Antonini, Victoris, Opilii et Gregorii PP. X, che
risale alla fine del IX o agli inizi del X sec., e che narra
abbastanza sobriamente la storia della sua vita e delle sue reliquie.
Altre notizie, seppur alquanto improntate da un'aurea di leggenda,
possono essere reperite nella Vita di Sant'Antonino Martire,
protettore di Piacenza, uno dei santi soldati Thebei, edito in
Piacenza nel 1603 da Pietro Maria Campi un canonico della basilica.
Il culto di Sant'Antonino martire è, comunque, antichissimo; è
attestato già nel secolo che ne segue la morte, è sempre stato ed è
tuttora assai vivo nella città e nella diocesi di Piacenza, che lo
ha scelto come patrono assieme a S. Giustina, consacrandogli la prima
cattedrale, la basilica di S. Antonino appunto, sorta nel sec. IV e
dedicata a S. Vittore, e in seguito rifatta nei secc. IX e XI.
Inoltre, molte altre chiese della diocesi di Piacenza hanno Antonino
come titolare.
Nella liturgia piacentina gli sono consacrate due feste: quella
principale il 4 luglio, col rito di prima classe, e quella del 13
novembre, giorno della invenzione delle sue reliquie, con rito di
seconda classe.
Per le celebrazioni del 4 luglio, in particolare, i reggenti del
comune di Piacenza si recano ufficialmente nella basilica di S.
Antonino portando due ceri quale omaggio della città al santo.
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