San
Torpete conosciuto anche come Torpè, Torpes, Torpezio, Tropezio,
Tropez (nome latino Gaius Silvius Torpetius), è venerato come
santo dalla Chiesa cattolica.
Fu martirizzato presso Pisa durante il
regno dell'Imperatore Nerone
Gli
Atti del martirio di S. Torpete e il Martirologio Romano
costituiscono le uniche scarse fonti sulla figura di Torpete.
In
realtà, al di là della tradizione leggendaria, di questo santo non
sappiamo niente di certo, neppure quando è vissuto, perché i dati
biografici e storici sono pressochè inesistenti. Probabilmente la
sua leggenda è nata solo per giustificare la presenza del suo culto
a Pisa fin dall’alto medioevo e fu retrodatata al tempo di Nerone,
emblema dell’imperatore crudele primo grande persecutore dei
cristiani.
San
Torpè o Torpete era un soldato romano. Egli visse al tempo in cui
Pietro apostolo, prima di raggiungere Roma, si fermò presso la
Basilica di San Piero a Grado vicino all'odierna città di Pisa.
Torpè,
convertitosi al Cristianesimo, fu battezzato dal religioso Antonio,
eremita sui monti tra Pisa e Lucca.
Diventato
cristiano, Torpete praticava di nascosto la nuova fede religiosa, il
che non gli impediva di svolgere un ruolo importante presso
l’amministrazione romana.
Tornato
a Pisa, fu riconosciuto cristiano dal prefetto della città,
Satellico, il quale tentò di riportarlo alla religione pagana. A
nulla valsero i suoi sforzi: né le false promesse, né le torture
convinsero Torpete a rinnegare la sua nuova fede e, quindi, fu
martirizzato per decapitazione presso San Rossore il 29 aprile 68.
Dopo
la sua morte, il corpo di Torpete fu abbandonato sopra
un'imbarcazione, insieme ad un gallo e ad un cane, alla foce
dell'Arno.
La
barca si arenò nelle vicinanze di una piccola cittadina della
Provenza chiamata Heraclea e ribattezzata Saint-Tropez in
onore del Santo.
La
testa del martire che era stata lasciata presso la foce dell’Arno,
fu successivamente raccolta dai cristiani e collocata dapprima in una
cappella eretta in suo onore in San Rossore, quindi in una seconda
cappella in prossimità dell’attuale chiesa di San Ranierino,
infine nell’attuale chiesa di San
Torpè, presso i cosiddetti Bagni di Nerone, ruderi romani che
probabilmente sono all'origine di tutta la Passio, costruita
radunando luoghi comuni della tradizione martiriale.
Il
santo pisano si distinse per alcuni segni prodigiosi: esemplare
quello del 29 aprile 1633, quando liberò Pisa colpita da una
gravissima peste.
Per
ricordare il santo, tutti gli anni, il 29 aprile un gruppo di
pellegrini francesi si reca a Pisa, mentre il 16 maggio una
delegazione comunale pisana raggiunge Saint-Tropez per festeggiare
il patrono della città.
La
festa, chiamata Bravade, dura tre giorni e mostra la devozione degli
abitanti di Saint-Tropez per il santo pisano.
Esistono
tre principali chiese dedicate al santo martire pisano; esse si trovano a
Pisa, a Genova e a Saint-Tropez.
A
Pisa è presente la Chiesa e convento di San Torpé, in via Fedeli.
Nel centro storico di Genova, invece, sorge la Chiesa di San Torpete.
Ma
come si colloca la città di Genova all'interno di questa narrazione?
Il
culto di San Torpete fu importato a Genova dai mercanti pisani che
eressero in suo onore una chiesa nella piazza del mercato, non
lontana dalla loggia che i Pisani possedevano nell’area curiale
della famiglia di nobiltà mercantile dei Della Volta .
La
famiglia dei Della Volta, infatti, già proprietaria dal X secolo di
feudi nella Valbisagno, aveva la zona dell'antico Forum Sancti
Georgii sotto la propria giurisdizione e nel 1150 decise di
allearsi con la colonia pisana e favorirne l'insediamento: fu così
che i pisani si aggiunsero all'antica nobiltà locale, ai fiorentini
e ai lucchesi e cominciarono a gestire i propri traffici dalla loggia
del forum.
La
chiesa di san Torpete è con buon margine di certezza una delle
parrocchie più antiche di Genova, poiché già nel 935 esistono
notizie relative a una porta delle mura urbane dedicata al martire
pisano.
La
chiesa originale era edificata in stile romanico, con la facciata a
bande bianche e nere rivolta a ponente secondo la consuetudine
dell'epoca.
Dopo
alcuni anni i Pisani la cedettero ai Della Volta (che in seguito
avrebbero assunto il nome di Cattaneo), che ne fecero la propria
chiesa gentilizia, ottenendone nel 1308 il giuspatronato, che
conservano formalmente ancora oggi.
Nel
1180 avvenne la consacrazione da parte dell'arcivescovo Ugone Della
Volta, come ricorda un'iscrizione collocata sopra la porta laterale
della chiesa, che divenne il luogo di culto della comunità
mercantile pisana di Genova per quasi due secoli.
Nel
1290 sulla facciata di questa chiesa, furono esposti alcuni anelli
della catena del porto pisano, portati
a Genova come trofeo dalla flotta di Corrado Doria che aveva forzato
il porto della città rivale.
Dopo
i gravi danni causati dal bombardamento navale francese del 1684
vennero eseguiti alcuni restauri all'edificio medievale.
Circa
cinquant'anni dopo, nel 1730, Cesare Cattaneo decise di ricostruire
totalmente la chiesa.
Il
progetto, affidato a Giovanni Antonio Ricca (detto il Gobbo) (1688-1748),
fu realizzato tra il 1730 e il 1733.
Con
la ricostruzione settecentesca fu attuato un radicale stravolgimento
della struttura della chiesa medioevale: la facciata, che prima si
apriva sul lato di ponente, venne spostata a quello settentrionale,
prospiciente la piazza. Lo stile della facciata è barocco, con
aggiunte posteriori neoclassiche (timpano, nicchie e paraste)
realizzate intorno alla metà dell'Ottocento, periodo a cui
appartiene anche la grande cupola ellittica, con copertura in scaglie
d'ardesia.
L'interno,
interamente coperto dalla cupola, è un unico vano a pianta
ellittica.
La
nuova chiesa, a pianta centrale e con un diverso orientamento,
comprende tutta l'area della precedente più quella di una palazzina
adiacente acquistata dai Cattaneo, sulle cui fondamenta fu realizzata
la canonica. Al termine dei lavori, il 23 novembre 1733 la chiesa
venne nuovamente consacrata ed in quella circostanza al titolo di S.
Torpete fu aggiunto quello di Santa Maria Immacolata.
Tra
le opere conservate al suo interno, nell'abside è collocato il
dipinto San Torpete illeso tra le fiere di Giovanni Carlone
(il quadro è l'unica opera all'interno della chiesa che raffigura il
santo titolare), nella cappella di destra Madonna con bambino tra
San Tommaso di Canterbury, Santa Lucia e San Giovanni Battista
(fine del XVI secolo, incertamente attribuito ad Andrea Semino) e in
quella di sinistra San Filippo Neri in estasi (attribuito alla
scuola di Giovanni Battista Paggi, del XVII secolo).
Sull'altare
maggiore è posto un crocifisso ligneo di anonimo scultore genovese
(1790-1810).
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San Torpete illeso tra le fiere |
![]() |
Madonna con bambino tra San Tommaso di Canterbury, Santa Lucia e San Giovanni Battista |
In
controfacciata è collocata una statua lignea policroma della Madonna
della Provvidenza, di Giovanni Battista Drago (1854), rivestita con
abiti ed ornamenti, un tempo oggetto di grande devozione col tempo
abbandonata in favore del culto della Madonna della Guardia.
La
chiesa è una delle poche a pianta centrale presenti a Genova.
La
città di Genova, però, è strettamente collegata anche alla
cittadina francese di Saint – Tropez.
L’erudito
Luigi Tomaso Belgrano ricorda con orgoglio i forti legami esistenti
con la comunità genovese:
“Nell'anno
1470 Giovanni Cossa, luogotenente generale del re Renato in Provenza,
concedette in feudo a Raffaello da Garessio la signoria del luogo di
Saint-Tropez, allora deserto; ed il Garessio vi condusse dalla
riviera ligustica ben sessanta famiglie, le quali edificaronvi il
presente borgo ed una nuova chiesa in onore di quel santo.
L'origine
adunque della moderna città di Saint-Tropez è cosa nostra; ed i
suoi abitatori, con nobile compiacenza, ricordano tuttora i vincoli
onde sono a noi collegati. Ne è prova la Società delle regate, ivi
costituitasi nel 1862; la quale fondandosi appunto su questi legami,
chiedeva per mezzo del Maire al nostro Municipio il dono di due
stendardi, l'uno divisato ai colori nazionali e l'altro ornato della
temuta croce dell'antica Repubblica Genovese, da distribuirsi in
premio a coloro che avessero trionfato nelle solenni corse del 18
maggio 1864. Il Municipio assentiva di buon grado alla domanda; e
spediva a Saint-Tropez due superbi vessilli, i quali venivano accolti
da que' cittadini col più vivo trasporto, in mezzo alle grida di
evviva alla Metropoli della Liguria.”
(L.T.Belgrano,
Della vita privata dei Genovesi, Genova 1875, p.48, n.3)
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