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venerdì 3 novembre 2017

San Torpete: il santo che accomuna Pisa, Genova e la Provenza (ed a Genova ha una chiesa a lui dedicata)

San Torpete conosciuto anche come Torpè, Torpes, Torpezio, Tropezio, Tropez (nome latino Gaius Silvius Torpetius), è venerato come santo dalla Chiesa cattolica. 
Fu martirizzato presso Pisa durante il regno dell'Imperatore Nerone

Gli Atti del martirio di S. Torpete e il Martirologio Romano costituiscono le uniche scarse fonti sulla figura di Torpete.

In realtà, al di là della tradizione leggendaria, di questo santo non sappiamo niente di certo, neppure quando è vissuto, perché i dati biografici e storici sono pressochè inesistenti. Probabilmente la sua leggenda è nata solo per giustificare la presenza del suo culto a Pisa fin dall’alto medioevo e fu retrodatata al tempo di Nerone, emblema dell’imperatore crudele primo grande persecutore dei cristiani.

San Torpè o Torpete era un soldato romano. Egli visse al tempo in cui Pietro apostolo, prima di raggiungere Roma, si fermò presso la Basilica di San Piero a Grado vicino all'odierna città di Pisa.
Torpè, convertitosi al Cristianesimo, fu battezzato dal religioso Antonio, eremita sui monti tra Pisa e Lucca.
Diventato cristiano, Torpete praticava di nascosto la nuova fede religiosa, il che non gli impediva di svolgere un ruolo importante presso l’amministrazione romana.
Tornato a Pisa, fu riconosciuto cristiano dal prefetto della città, Satellico, il quale tentò di riportarlo alla religione pagana. A nulla valsero i suoi sforzi: né le false promesse, né le torture convinsero Torpete a rinnegare la sua nuova fede e, quindi, fu martirizzato per decapitazione presso San Rossore il 29 aprile 68.
Dopo la sua morte, il corpo di Torpete fu abbandonato sopra un'imbarcazione, insieme ad un gallo e ad un cane, alla foce dell'Arno.
La barca si arenò nelle vicinanze di una piccola cittadina della Provenza chiamata Heraclea e ribattezzata Saint-Tropez in onore del Santo.
La testa del martire che era stata lasciata presso la foce dell’Arno, fu successivamente raccolta dai cristiani e collocata dapprima in una cappella eretta in suo onore in San Rossore, quindi in una seconda cappella in prossimità dell’attuale chiesa di San Ranierino, infine nell’attuale chiesa di San Torpè, presso i cosiddetti Bagni di Nerone, ruderi romani che probabilmente sono all'origine di tutta la Passio, costruita radunando luoghi comuni della tradizione martiriale.




Il santo pisano si distinse per alcuni segni prodigiosi: esemplare quello del 29 aprile 1633, quando liberò Pisa colpita da una gravissima peste.

Per ricordare il santo, tutti gli anni, il 29 aprile un gruppo di pellegrini francesi si reca a Pisa, mentre il 16 maggio una delegazione comunale pisana raggiunge Saint-Tropez per festeggiare il patrono della città.
La festa, chiamata Bravade, dura tre giorni e mostra la devozione degli abitanti di Saint-Tropez per il santo pisano.



Esistono tre principali chiese dedicate al santo martire pisano; esse si trovano a Pisa, a Genova e a Saint-Tropez.
A Pisa è presente la Chiesa e convento di San Torpé, in via Fedeli. 
Nel centro storico di Genova, invece, sorge la Chiesa di San Torpete.

Ma come si colloca la città di Genova all'interno di questa narrazione?

Il culto di San Torpete fu importato a Genova dai mercanti pisani che eressero in suo onore una chiesa nella piazza del mercato, non lontana dalla loggia che i Pisani possedevano nell’area curiale della famiglia di nobiltà mercantile dei Della Volta .

La famiglia dei Della Volta, infatti, già proprietaria dal X secolo di feudi nella Valbisagno, aveva la zona dell'antico Forum Sancti Georgii sotto la propria giurisdizione e nel 1150 decise di allearsi con la colonia pisana e favorirne l'insediamento: fu così che i pisani si aggiunsero all'antica nobiltà locale, ai fiorentini e ai lucchesi e cominciarono a gestire i propri traffici dalla loggia del forum.

La chiesa di san Torpete è con buon margine di certezza una delle parrocchie più antiche di Genova, poiché già nel 935 esistono notizie relative a una porta delle mura urbane dedicata al martire pisano.
La chiesa originale era edificata in stile romanico, con la facciata a bande bianche e nere rivolta a ponente secondo la consuetudine dell'epoca.
Dopo alcuni anni i Pisani la cedettero ai Della Volta (che in seguito avrebbero assunto il nome di Cattaneo), che ne fecero la propria chiesa gentilizia, ottenendone nel 1308 il giuspatronato, che conservano formalmente ancora oggi.
Nel 1180 avvenne la consacrazione da parte dell'arcivescovo Ugone Della Volta, come ricorda un'iscrizione collocata sopra la porta laterale della chiesa, che divenne il luogo di culto della comunità mercantile pisana di Genova per quasi due secoli.
Nel 1290 sulla facciata di questa chiesa, furono esposti alcuni anelli della catena del porto pisano, portati a Genova come trofeo dalla flotta di Corrado Doria che aveva forzato il porto della città rivale.  
Dopo i gravi danni causati dal bombardamento navale francese del 1684 vennero eseguiti alcuni restauri all'edificio medievale.
Circa cinquant'anni dopo, nel 1730, Cesare Cattaneo decise di ricostruire totalmente la chiesa.
Il progetto, affidato a Giovanni Antonio Ricca (detto il Gobbo) (1688-1748), fu realizzato tra il 1730 e il 1733.



Con la ricostruzione settecentesca fu attuato un radicale stravolgimento della struttura della chiesa medioevale: la facciata, che prima si apriva sul lato di ponente, venne spostata a quello settentrionale, prospiciente la piazza. Lo stile della facciata è barocco, con aggiunte posteriori neoclassiche (timpano, nicchie e paraste) realizzate intorno alla metà dell'Ottocento, periodo a cui appartiene anche la grande cupola ellittica, con copertura in scaglie d'ardesia.
L'interno, interamente coperto dalla cupola, è un unico vano a pianta ellittica.

La nuova chiesa, a pianta centrale e con un diverso orientamento, comprende tutta l'area della precedente più quella di una palazzina adiacente acquistata dai Cattaneo, sulle cui fondamenta fu realizzata la canonica. Al termine dei lavori, il 23 novembre 1733 la chiesa venne nuovamente consacrata ed in quella circostanza al titolo di S. Torpete fu aggiunto quello di Santa Maria Immacolata.



Tra le opere conservate al suo interno, nell'abside è collocato il dipinto San Torpete illeso tra le fiere di Giovanni Carlone (il quadro è l'unica opera all'interno della chiesa che raffigura il santo titolare), nella cappella di destra Madonna con bambino tra San Tommaso di Canterbury, Santa Lucia e San Giovanni Battista (fine del XVI secolo, incertamente attribuito ad Andrea Semino) e in quella di sinistra San Filippo Neri in estasi (attribuito alla scuola di Giovanni Battista Paggi, del XVII secolo).
Sull'altare maggiore è posto un crocifisso ligneo di anonimo scultore genovese (1790-1810).

San Torpete illeso tra le fiere

Madonna con bambino tra San Tommaso di Canterbury, Santa Lucia e San Giovanni Battista


In controfacciata è collocata una statua lignea policroma della Madonna della Provvidenza, di Giovanni Battista Drago (1854), rivestita con abiti ed ornamenti, un tempo oggetto di grande devozione col tempo abbandonata in favore del culto della Madonna della Guardia.



La chiesa è una delle poche a pianta centrale presenti a Genova.

La città di Genova, però, è strettamente collegata anche alla cittadina francese di Saint – Tropez.
L’erudito Luigi Tomaso Belgrano ricorda con orgoglio i forti legami esistenti con la comunità genovese:
Nell'anno 1470 Giovanni Cossa, luogotenente generale del re Renato in Provenza, concedette in feudo a Raffaello da Garessio la signoria del luogo di Saint-Tropez, allora deserto; ed il Garessio vi condusse dalla riviera ligustica ben sessanta famiglie, le quali edificaronvi il presente borgo ed una nuova chiesa in onore di quel santo.
L'origine adunque della moderna città di Saint-Tropez è cosa nostra; ed i suoi abitatori, con nobile compiacenza, ricordano tuttora i vincoli onde sono a noi collegati. Ne è prova la Società delle regate, ivi costituitasi nel 1862; la quale fondandosi appunto su questi legami, chiedeva per mezzo del Maire al nostro Municipio il dono di due stendardi, l'uno divisato ai colori nazionali e l'altro ornato della temuta croce dell'antica Repubblica Genovese, da distribuirsi in premio a coloro che avessero trionfato nelle solenni corse del 18 maggio 1864. Il Municipio assentiva di buon grado alla domanda; e spediva a Saint-Tropez due superbi vessilli, i quali venivano accolti da que' cittadini col più vivo trasporto, in mezzo alle grida di evviva alla Metropoli della Liguria.

(L.T.Belgrano, Della vita privata dei Genovesi, Genova 1875, p.48, n.3)

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