Una
decina di giorni prima di Natale , si celebra in diverse parti
d'Italia, ma anche d'Europa, Santa Lucia, santa diventata molto
popolare per una serie di circostanze non tanto dovute alla sua
figura storica ma in quanto in collegamento con il simbolismo
sostiziale.
Lucia
è effettivamente stata una martire cristiana, morta durante le
persecuzioni di Diocleziano a Siracusa nel 304. Gli episodi della sua
vita sono riportati da due passiones, la prima greca e la
seconda latina.
Entrambe
le versioni sono, probabilmente, poco rispondenti alla verità
storica, in particolar modo quella latina, infarcita di leggende come
era usanza per le altre vite di santi dei primi secoli.
Secondo
la fonte greca, Lucia era una giovane e ricca siracusana, fidanzata
con un concittadino.
Durante
un pellegrinaggio al sepolcro della martire Agata a Catania,
intrapreso per chiedere la guarigione della madre malata, la santa
apparve alla giovane.
Nella
visione Agata preannunciava a Lucia anche il suo martirio e il
patronato sulla sua città natale. Ritornata a Siracusa e constatata
la guarigione della madre, Lucia annuciò la sua ferma decisione di
consacrarsi a Cristo e di donare tutti i suoi averi ai poveri. Il
pretendente, insospettito e preoccupato nel vedere la sposa donare
tutto il suo patrimonio, e, dopo aver verificato il rifiuto di Lucia
alle nozze, la denunciò come cristiana. Erano, infatti, in vigore i
decreti di persecuzione dei cristiani emanati dall'imperatore
Diocleziano.
In
tribunale il giudice non riuscì a far abiurare la giovane, né con
le lusinghe, né con le minacce. Venne quindi condannata ad essere
esposta tra le prostitute, ma quando i soldati si apprestarono a
condurla via, si accorsero che Lucia era diventata pesante e
irremovibile come una roccia. Nemmeno una coppia di buoi riuscì a
smuoverla.
Lucia
allora fu sottoposta al supplizio del fuoco, ma ne rimase totalmente
illesa, infine fu condannata a morte per decapitazione o, secondo le
fonti latine, per jugulatio (cioè sgozzamento mediante
pugnale).
La
sua festa liturgica ricorre il 13 dicembre, giorno del suo martirio.
Antecedentemente
all'introduzione del calendario gregoriano (1582), la festa della
Santa cadeva in prossimità del solstizio d'inverno (da cui il detto
"santa Lucia il giorno più corto che ci sia"), ma non vi
coincise più con l'adozione del nuovo calendario (differenza di 10
giorni).
La
celebrazione della festa in un giorno vicino al solstizio d'inverno è
probabilmente dovuta alla volontà cristiana di sostituire antiche
feste pagane che celebravano il ritorno della luce.
Il
culto di santa Lucia infatti presenta diverse affinità con il culto
di Artemide, l'antica divinità greca venerata a Siracusa nell'isola
di Ortigia. Ad Artemide, come a santa Lucia, sono sacre la quaglia e
l'isola di Ortigia. Artemide e Lucia sono entrambe vergini. Artemide
è inoltre vista anche come dea della luce mentre stringe in mano due
torce accese e fiammeggianti.
La
santa siracusana era perfetta per sostituire queste tradizioni
pagane. Il suo nome evocava la luce: deriva, infatti dal latino
Lùcia,
la cui radice è proprio lux,
cioè luce.
Nel
periodo storico in cui la sua festa coincise con il periodo
sostiziale, la sua figura divenne anche promessa e segno di luce
materiale, divenne cioè annunciatrice della fine delle tenebre
invernali e dei futuri giorni più chiari.
In
tal senso si colloca , quindi, il suo patronato sulla vista e
su tutto ciò che è connesso con la luce. Per meglio rafforzare
questa tradizione ed estirpare completamente tutti i culti pagani dei
“portatori di luce”, un agiografo sconosciuto ha aggiunto alla
passio di Lucia un episodio probabilmente mai avvenuto.
La
giovane, infatti, per non cedere alle suppliche del fidanzato, si
sarebbe strappata gli occhi.
Nell'iconografia
cristiana, quindi, Lucia appare con vari attributi connessi sia al
suo martirio, come la palma ed il pugnale o spada che la trafisse,
sia al suo ruolo di “messaggera di luce” come la lampada
(simbolo che richiama la dea Artemide) ed il piattino recanti i
suoi occhi.
Alla
festa di Santa Lucia sono connesse molte usanze, come quella di non
mangiare il pane o farinacei il 13 dicembre, in ricordo della
carestia che affamò la Sicilia nel XVII secolo e che fu risolta, si
dice, proprio dall'intervento della santa che convogliò nei porti
una flotta di navi cariche di frumento.
A
Palermo, ad esempio, si mangia la cuccìa, un piatto a
base di chicchi di frumento messi a macerare il giorno precedente.
Il
culto della santa si è diffuso, a partire dal medioevo, soprattutto
nell'Italia del nord ed in Europa.
Nel
Veneto, Lombardia e in Emilia
Romagna, in
particolare in provincia di Piacenza,
esiste una tradizione legata ai "doni di santa Lucia",
figura omologa dei vari San Nicola, Babbo Natale, Gesù Bambino,
Befana e altri che, durante i secoli, hanno sostituito l'antico culto
degli avi nell'immaginario infantile.
Leggenda
vuole che quando la giovane Santa Lucia salì in Paradiso fosse molto
triste, ragion per cui San Pietro le concesse di tornare sulla Terra
in groppa ad un asinello per una notte all'anno, quella tra il 12 ed
il 13 dicembre, e di portare con sé doni per tutti i bambini. In
cambio a Lucia vengono lasciati mandarini e biscotti e al suo
asinello fieno e zuppa.
In
Svezia, Lucia è molto venerata, sia dalla chiesa cattolica, che
da quella luterana. I bambini preparano biscotti e dolciumi (tra
questi, delle focaccine allo zafferano e all'uvetta chiamate
lussekatter) a partire dal 12 dicembre. La mattina del
13, la figlia maggiore della famiglia si alza ancor prima dell'alba e
si veste con un lungo abito bianco legato in vita da una cintura
rossa, a ricordo del sangue versato dalla martire; la testa è ornata
da una corona di foglie e da sette candele utili per vedere
chiaramente nel buio. Le sorelle, che indossano una camicia bianca,
simboleggiano le stelle. I maschi indossano cappelli di paglia e
portano lunghi bastoni decorati con stelline.
La
bambina vestita come santa Lucia sveglia gli altri membri della
famiglia e serve loro i biscotti cucinati il giorno precedente.
Il
nome di questi dolcetti allo zafferano pare che significhi “gatti
di Lucifero” e non di Lucia, come si sarebbe portati a credere. Si
tramanda, infatti, una leggenda di origini tedesche secondo la quale
il diavolo, assunte le sembianze di un gatto, usava maltrattare e
picchiare i bambini cattivi; quelli buoni, al contrario venivano
premiati da Gesù proprio con questi biscotti a forma di esse.
Ogni
anno, inoltre, viene eletta la Lucia di Svezia che raggiungerà la
città siciliana di Siracusa per partecipare alla processione
dell'ottava, in cui il simulacro di santa Lucia viene ricondotto in
Duomo con una enorme processione accompagnata da fuochi d'artificio,
che esprimono perfettamente il carattere della festa all'insegna
della luce.
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