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domenica 9 aprile 2017

A teatro c'è “Una Scuola” anni '90 sempre attuale

Nei giorni scorsi al Teatro Politeama Genovese era in cartellone lo spettacolo “La scuola” di Domenico Starnone, successo teatrale di Silvio Orlando datato 1992.
A distanza di 25 anni l'attore ha riportato sulle scene lo stesso copione teatrale sempre per la regia di Daniele Lucchetti.
Il cast, oltre al già citato Silvio Orlando nel ruolo del professore di lettere Cozzolino, comprendeva anche Vittoria Belvedere (la prof. Baccalauro di ragioneria), Vittorio Ciorcalo (Don Mattozzi insegnante di religione), Roberto Citran (il preside), Roberto Nobile (il prof. Mortillaro di francese), Antonio Petrocelli (il prof. Cirrotta di impiantistica) e Maria Laura Rondanini (la prof. Alinovi di storia dell'arte).



Essendo un insegnante, come potevo non andare a vedere lo spettacolo?

E' l'ultimo giorno di scuola ed è tempo di scrutini per la IV D.
La scena si svolge interamente nella palestra della scuola, diventata da mesi sala professori “temporanea” perché la vera sala professori è inagibile a causa di dubbie infiltrazioni di colore giallastro. Sul palcoscenico si alternano i vari docenti, e dalle loro discussioni inizia a trapelare e a dipanarsi tutto l'anno scolastico appena trascorso fatto di gite (rectius viaggi d'istruzione), interrogazioni, compiti in classe ed ore di lezione.
I ragazzi non sono presenti fisicamente in scena ma ne sono i protagonisti assoluti, rivivendo nei discorsi dei professori, indecisi tra un 5 e mezzo ed un 6 meno meno.
Man mano che lo spettacolo prosegue emergono anche le storie personali dei docenti, le loro invidie, i loro tic e le loro manie. Se da una parte c'è il prof. Cozzolino che vuole a tutti i costi salvare “gli ultimi”, perché altrimenti la scuola italiana “funziona solo con chi non ne ha bisogno”, la maggior parte del consiglio di classe ha tutt'altro per la testa. Il professor Cirrotta, ad esempio è un ingegnere che ha un doppio lavoro (al pomeriggio dirige i cantieri della sua ditta di impiantistica), donnaiolo impenitente con colleghe ed alunne e probabilmente anche un po' assenteista ma è protetto dal preside a cui ha ristrutturato il bagno in casa; l’insegnante di religione manifesta una scarsa igiene personale e sentimenti non propriamente volti ad aiutare il prossimo; il professor Mortillaro, deluso ed ormai prossimo alla pensione, vorrebbe una scuola più seria, in cui si premia chi si impegna davvero e si puniscono gli scansafatiche, anche perché “la maggior parte dei suoi alunni sono nati per zappare la terra”, la professoressa di Storia dell’Arte pensa soprattutto alla sua Fondazione extrascolastica e non intende certo imparare a memoria i nomi di tutti i ragazzi (“con 10 classi come faccio a ricordarmeli tutti?”).
Solo la professoressa di Ragioneria sembra un pochettino più in linea con il professore di Lettere, ed infatti il suo segreto di Pulcinella è un mezzo flirt proprio con il medesimo.
Su tutti dovrebbe mantenere l'ordine un preside che ignora che le Metamorfosi di Ovidio non siano un film e che afferma di affrontare le questioni “in totem”.

La trama scorre veloce e fa davvero divertire ed allo stesso tempo riflettere. I dialoghi brillanti, egregiamente interpretati da un ottimo cast, reggono l'intero impianto drammaturgico della pièce. I vari personaggi incarnano il declino e lo sfascio di un'Italia che non crede più nel ruolo guida dei docenti, ed i docenti stessi sono proprio i primi ad arrendersi a questo.

Dal punto di vista di un insegnante “La scuola” è uno spettacolo leggero ma la tempo stesso alquanto veritiero ed a tratti grottesco.
Epica è la scena in cui viene ricordata la gita d'istruzione a Verona in cui le marachelle e gli escamotage dei ragazzi per eludere la nemmeno tanto stretta sorveglianza dei docenti raggiunge livelli da manuale. Si va, infatti, da giri in moto nel piazzale dell'autogrill in compagnia di individui non proprio raccomandabili, a lanci di cibarie varie sul pullman, da passeggiate sul soffitto dell'albergo a scelte di seguire altre gite perché “c'è una ragazzina più carina”. Memorabile è la replica del professore di lettere al Dirigente scolastico: “ Lei, Preside, se ne sta tranquillo nel suo ufficio, non sa che cosa è una gita scolastica! Alla fine della giornata io non mi ricordo più nemmeno il mio indirizzo!”.

Nel risentire oggi questo testo, si nota come sia ancora d'attualità e si capisce anche che su temi quali il ruolo degli insegnanti, il saper valutare, il saper accettare le sconfitte come le vittorie, il nostro paese è rimasto proprio agli anni ’90, se non peggiorato.




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