Quest'anno
ho deciso di festeggiare la Pasqua con un menù non completamente
legato alla nostra tradizione.
Prendendo
spunto dal ritrovamento nella mia biblioteca di un libro di ricette
ebraiche ho unito la tradizione ebraica del Pèsach con le
ricette di famiglia della periodo pasquale.
Pèsach
o Pesah è una festività ebraica che dura otto giorni e che
ricorda la liberazione del popolo israelita dall'Egitto e il suo
esodo verso la Terra Promessa. La Pasqua cristiana, per ovvie
ragioni, trae origine proprio da questa festività.
Vi
sono parecchi riti ed imposizioni legati alla celebrazione del Pèsach
nelle famiglie ebree. I due principali comandamenti sono: cibarsi di
matzah (cioè pane non lievitato) e la proibizione di nutrirsi
di qualsiasi cibo contenente lievito durante l'intero periodo della
festività. Sebbene parecchie siano le spiegazioni che sono state
date al cibarsi di pane azzimo, la più accreditata è che si tratti
di un ricordo del pane di cui gli Israeliti si cibarono durante
l'Esodo.
Le
prescrizioni rituali hanno poi dato origine a una cena particolare,
chiamata seder, celebrata nelle prime due sere della festa.
Durante
le prime due sere, infatti, si usa consumare la cena seguendo un
ordine particolare di cibi e preghiere che prende il nome di
seder, parola che in ebraico significa per l'appunto ordine,
durante il quale si narra l'intera storia del conflitto con il
faraone, delle 10 piaghe e della fuga finale, seguendo le preghiere
dell'Haggadah di Pesach.
Durante
la cerimonia un piatto, detto piatto del Seder, è parte centrale
della narrazione che precede la cena. Il piatto del seder è di
solito decorato ed ha dipinti tutti i principali simboli della festa.
Al
centro sono poste tre Matzot (cioè il pane non lievitato) per
ricordare la concitata e precipitosa fuga dall'Egitto. Attorno,
nell'ordine, vi sono il karpas, solitamente un gambo di sedano
che ricorda la corrispondenza della festività di Pesach con la
primavera e la mietitura che, in epoca antica, era essa stessa
occasione di festeggiamento. Le maror o erbe amare
rappresentano la durezza della schiavitù; una zampa arrostita di
capretto chiamata zeru'a simboleggia
l'agnello pasquale che gli ebrei sacrificarono nella notte
della morte dei primogeniti egiziani. L'uovo sodo è posto in ricordo
del lutto per la distruzione del Tempio. Infine vi è una sorta di
marmellata preparata con mele, datteri, mandorle, prugne, noci e,
spesso, vino chiamata Charoset o Haroset che
rappresenta la malta usata dagli ebrei durante la schiavitù per la
costruzione dei mattoni. Nella tradizione ebraica italiana, inoltre,
oltre ad una prima erba amara, si usa portare in tavola anche una
seconda erba, cioè della lattuga.
Il mio piatto del Seder |
Il
menù della Pasqua di quest'anno è stato improntato alla semplicità
e comprendeva pochissime portate.
Ho
preferito “saltare” gli antipasti: spesso, infatti, si mangia
tantissimo nei primi piatti e poi non si riesce a gustarsi appieno i
secondi o i dolci proprio perché già sazi.
Ho
acquistato solo il pane azzimo e la colomba (per ragioni di tempo non
sono riuscito a prepararli).
Riso
Basmati e riso selvaggio al sapore di asparagi
Costolette
di agnello al forno accompagnate da salsa Haroset e pane azzimo
Pastiera
e colomba
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