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lunedì 17 aprile 2017

Cena di Pasqua: menù con influenze ebraiche

Quest'anno ho deciso di festeggiare la Pasqua con un menù non completamente legato alla nostra tradizione.

Prendendo spunto dal ritrovamento nella mia biblioteca di un libro di ricette ebraiche ho unito la tradizione ebraica del Pèsach con le ricette di famiglia della periodo pasquale.

Pèsach o Pesah è una festività ebraica che dura otto giorni e che ricorda la liberazione del popolo israelita dall'Egitto e il suo esodo verso la Terra Promessa. La Pasqua cristiana, per ovvie ragioni, trae origine proprio da questa festività.
Vi sono parecchi riti ed imposizioni legati alla celebrazione del Pèsach nelle famiglie ebree. I due principali comandamenti sono: cibarsi di matzah (cioè pane non lievitato) e la proibizione di nutrirsi di qualsiasi cibo contenente lievito durante l'intero periodo della festività. Sebbene parecchie siano le spiegazioni che sono state date al cibarsi di pane azzimo, la più accreditata è che si tratti di un ricordo del pane di cui gli Israeliti si cibarono durante l'Esodo.

Le prescrizioni rituali hanno poi dato origine a una cena particolare, chiamata seder, celebrata nelle prime due sere della festa.
Durante le prime due sere, infatti, si usa consumare la cena seguendo un ordine particolare di cibi e preghiere che prende il nome di seder, parola che in ebraico significa per l'appunto ordine, durante il quale si narra l'intera storia del conflitto con il faraone, delle 10 piaghe e della fuga finale, seguendo le preghiere dell'Haggadah di Pesach.

Durante la cerimonia un piatto, detto piatto del Seder, è parte centrale della narrazione che precede la cena. Il piatto del seder è di solito decorato ed ha dipinti tutti i principali simboli della festa.
Al centro sono poste tre Matzot (cioè il pane non lievitato) per ricordare la concitata e precipitosa fuga dall'Egitto. Attorno, nell'ordine, vi sono il karpas, solitamente un gambo di sedano che ricorda la corrispondenza della festività di Pesach con la primavera e la mietitura che, in epoca antica, era essa stessa occasione di festeggiamento. Le maror o erbe amare rappresentano la durezza della schiavitù; una zampa arrostita di capretto chiamata zeru'a simboleggia l'agnello pasquale che gli ebrei sacrificarono nella notte della morte dei primogeniti egiziani. L'uovo sodo è posto in ricordo del lutto per la distruzione del Tempio. Infine vi è una sorta di marmellata preparata con mele, datteri, mandorle, prugne, noci e, spesso, vino chiamata Charoset o Haroset che rappresenta la malta usata dagli ebrei durante la schiavitù per la costruzione dei mattoni. Nella tradizione ebraica italiana, inoltre, oltre ad una prima erba amara, si usa portare in tavola anche una seconda erba, cioè della lattuga.

Il mio piatto del Seder


Il menù della Pasqua di quest'anno è stato improntato alla semplicità e comprendeva pochissime portate.
Ho preferito “saltare” gli antipasti: spesso, infatti, si mangia tantissimo nei primi piatti e poi non si riesce a gustarsi appieno i secondi o i dolci proprio perché già sazi.
Ho acquistato solo il pane azzimo e la colomba (per ragioni di tempo non sono riuscito a prepararli).


Riso Basmati e riso selvaggio al sapore di asparagi



Costolette di agnello al forno accompagnate da salsa Haroset e pane azzimo




Pastiera e colomba


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