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domenica 16 aprile 2017

Il Guercino in mostra a Piacenza

 Fino al 4 giugno 2017 la città di Piacenza ospita una mostra monografica dedicata al pittore romagnolo Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino.

Il Guercino è un pittore barocco nato a Cento (FE) nel 1591 e morto a Bologna nel 1666. Fin da giovane, oltre ad una spiccata predilezione per il disegno, mostrò problemi alla vista che gli valsero, appunto, il soprannome di Guercino.
Tale difetto fece, però, in un certo senso, la fortuna artistica del pittore dal momento che, quasi sicuramente, questa menomazione influenzò la visione soggettiva che l'autore aveva della luce e dei corpi nello spazio.
Lo stile pittorico del Guercino si distinse fin da subito dallo Stile Barocco allora in voga che tendeva ad abbellire nelle forme e nei colori il soggetto ripreso. Il pittore, infatti, preferì dipingere in maniera più realista, utilizzando una forte luce che cadeva dall'alto ed impiegò in modo sorprendente gli effetti del chiaroscuro.

La mostra, dal titolo Guercino tra sacro e profano, allestita nella Cappella Ducale di Palazzo Farnese, si concentra su alcuni capolavori del pittore di Cento, in modo da ricostruire la parabola artistica che lo ha portato a diventare uno dei maggiori artisti del Seicento italiano.

La rassegna presenta una selezione di 20 opere - in prevalenza pale da altare, ma con anche una significativa rappresentanza di quadri “da stanza” a soggetto profano – che consente di fare un excursus completo dell'opera dell'artista. Il percorso espositivo illustra le sue prime esperienze pittoriche a Cento, paese natale, svolte nel segno di una romantica adesione al linguaggio di Ludovico Carracci e, indaga la sua maturazione artistica a seguito dei soggiorni, prima a Bologna e poi a Roma.

Molto piacevole ammirare il dipinto “Et in arcadia ego” (1618) in cui le luci e le ombre sottolineano in modo mirabile la profonda riflessione sulla morte e sulla caducità delle cose terrene.



Anche ne “I santi Bernardino da Siena e Francesco d’Assisi con la Madonna di Loreto” la luce è la parte più importante del quadro e restituisce un effetto temporalesco come mai era successo prima nella storia dell'arte.



Come già accennato, nella mostra sono presenti anche soggetti più profani come ad esempio il sublime “ La morte di Cleopatra” in cui la regina più che agonizzante sembra abbandonata ad un piacevole sonno.



Da segnalare che, inoltre, a Piacenza il Guercino ha compiuto un'opera monumentale, completando gli affreschi della cupola del Duomo (1626), lasciati incompiuti dal Morazzone.
A tal proposito, da segnalare l'inconsueta iniziativa di poter ammirare da vicino questi affreschi compiendo la salita alla cupola del Duomo (da prenotare prima).



Solo una breve digressione personale: mi è già capitato di provare ad osservare da vicino affreschi delle cupole, nella fattispecie quelli del Correggio presso la Cattedrale di Parma nella mostra a lui dedicata alcuni anni or sono. Credo che simili opere d'arte siano state concepite dall'autore proprio per essere ammirate a diverse decine di metri di distanza; da vicino, talvolta, appaiono sgraziate e sproporzionate. Conseguentemente, senza nulla sottrarre all'iniziativa lodevole, io non mi sento di consigliare appieno una simile visione. Preferisco restare ad ammirarle dal basso, volgendo la testa verso l'alto e stupendomi della meravigliosa proporzione tra le figure.

La città di Piacenza, inoltre, merita anche una visita più approfondita del suo centro storico, con il Palazzo Gotico (unico in tutta Italia) e Piazza dei Cavalli, la Chiesa di Sant'Antonino (mirabile il campanile ottagonale), nonché la Chiesa di Santa Maria in Campagna da cui, nel 1095, durante il concilio di Piacenza, papa Urbano II avrebbe preso la decisione di indire la prima crociata per la riconquista di Gerusalemme.




Piacenza, insomma, è ancora una cittadina “a misura d'uomo” che è possibile visitare comodamente a piedi in una giornata, magari soffermandosi, per il pranzo, in una delle numerose trattorie in cui è possibile degustare piatti tipici del territorio.

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