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venerdì 14 aprile 2017

Un ortaggio di cui non si può ridere: la cipolla

Fin da tempi antichissimi la cipolla (Allium cepa) era conosciuta ed utilizzata dagli uomini. E' una delle piante più coltivate nell'area mediterranea e si ritrova addirittura raffigurata nelle pitture delle tombe dei faraoni dell'Antico Egitto.

La cipolla è formata da foglie epigee ed ipogee carnose, che strato dopo strato formano il bulbo.
La cipolla, dunque, ha sempre avuto una duplice natura. Da un lato veniva considerata un cibo connesso alla generazione ed alla sensualità, dall'altro era un ortaggio ctonio e quindi, tranne in determinati periodi, era soggetto ad influenze malefiche. Ciononostante la cipolla veniva considerata efficacissima contro i malefici delle streghe e gli spiriti diabolici, a patto, però, di coglierla a luna calante, quando l'influenza infernale non agiva più sull'ortaggio.

La cipolla, quindi, ha suscitato anche simboli negativi. Essendo formata da vari strati sovrapposti, è diventata simbolo di doppiezza ed ipocrisia. Si dice “strofinarsi gli occhi con la cipolla” quando si finge di piangere. Del resto, come già detto poc'anzi, già gli antichi avevano ben compreso il suo carattere “doppio”.

Poichè un tempo pane e cipolla era un alimento da poveri, l'ortaggio divenne, sin dal Medioevo il cibo della miseria o della carestia. Fu dunque naturale associare la cipolla alla penitenza quaresimale, come testimonia l'iconografia della Quaresima nel celebre quadro di Pieter Bruegel il Vecchio intitolato ‘Lotta tra Carnevale e Quaresima’.




La scena descrive un combattimento simbolico tra il Carnevale (metà sinistra del dipinto) e la Quaresima (metà destra). Il primo è simboleggiato da un uomo grasso a cavallo di un barile e circondato da succulente pietanze, mentre la Quaresima è rappresentata da una donna vecchia miserabile ed affamata che porta cibi poveri come l'aringa e la cipolla.
Lo ricorda, del resto, anche un poeta fiorentino del XIV secolo, Antonio Pucci nella sua opera “Le proprietà di Mercato Vecchio”:

“Di quaresima poi agli e cipolle,
e pastinache sonvi e non più carne,
siccom' a santa Chiesa piacque e volle:
erbette forti da frittelle farne,
fave con ceci e ogni altra civaia,
che di quel tempo s’usa di mangiarne”.

Dal punto di vista della farmacopea la cipolla ha tantissimi usi ed è indicata come rimedio per malanni differenti. Si può utilizzare cruda come antisettico, cardiotonico ed antiscorbutico nonché diuretico. Contribuisce ad abbassare la pressione sanguigna ed il tasso di glucosio nel sangue, disinfetta l'intestino e stimola la circolazione periferica. La cipolla è un ottimo riequilibrante della struttura ossea, depuratrice e rigeneratrice delle cellule linfatiche e sanguigne. E' un tonico del sistema nervoso, aiuta e stimola le funzioni di pancreas, fegato e reni, antibatterica nelle affezioni di polmoni e delle vie respiratorie.
Se realmente vogliamo apprezzarne i benefici, però, è necessario consumarla cruda.
Effettivamente oggi si sa che la cipolla ha grande valore nutrizionale: ha glucidi, protidi, sali minerali, fosfati e nitrati calcarei, oligoelementi, zolfo, flavonoidi, vitamine A, B1, C2, PP, B5.

Nell'arco dei secoli è stata considerata gastronomicamente l'elemento principe dell'arte culinaria.
Una piccola facezia recita infatti:

“Disse la cipolla al cuoco: senza di me vali poco.
Disse il cuoco alla cipolla: ti voglio soda, non ti voglio molla.”

In cucina si utilizzano anche i fiori, che sbocciano da giugno ad agosto e che, sminuzzati, colorano e profumano le insalate fresche. Le foglie, inoltre, tagliate grossolanamente insaporiscono minestre, frittate, patate lesse o formaggi teneri.

Ed ora passiamo ad una ricetta che ho sperimentato qualche giorno fa.
Il nostro “besagnino” di fiducia aveva in offerta le cipolle bianche di maggio piatte ed abbiamo pensato di trasformarle in un contorno sfizioso e veloce cucinandole in agrodolce.



Le cipolle in agrodolce erano un contorno che non mancava mai nelle cucine delle mie nonne, dal momento che erano conservate in vasi ermetici, pronte per diventare parte dell'antipasto della domenica.
Si utilizzavano, però, le cipolle borettane che hanno un sapore particolarissimo ed inconfondibile.
La cipolla bianca di maggio, invece, ha un sapore delicatissimo, dolce e poco pungente.
Ne consegue che abbiamo provato a creare un agrodolce delicato e non adatto ad essere conservato per lungo tempo.

CIPOLLE BIANCHE PIATTE IN AGRODOLCE DELICATO

Dosi per 4 persone

500 gr cipolle bianche di maggio piatte
3 cucchiaini di zucchero
1 – 2 chiodi di garofano
mezzo bicchiere di aceto di mele
1 bicchiere di acqua
sale q.b.
olio extravergine di oliva q.b.


Tagliare le cipolle a spicchi non troppo piccoli.
In un tegame antiaderente aggiungere l'acqua e l'aceto di mele, farvi sciogliere lo zucchero ed il sale. Aggiungere i chiodi di garofano e portare a bollitura.
Aggiungere le cipolle e far cuocere per circa 5 minuti.
Scolare le cipolle e tenerle da parte. Se necessario, far ridurre il liquido di cottura. Versarlo sulle cipolle aggiungendo a crudo olio extravergine di oliva.
Servire tiepido.




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