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giovedì 30 marzo 2017

Biscotti per utilizzare i tuorli avanzati?! Si... può... fare!!!!

Sì lo so, solitamente è il contrario. Si utilizzano i tuorli e si avanzano gli albumi.
In questo periodo pre-pasquale, però, mi sto cimentando nei vari biscotti quaresimali italiani e, poiché sono dolci alquanto semplici, leggeri e con pochi grassi, spesso si utilizza solo l'albume delle uova.
Oggi ho provato a cucinare i quaresimali di Firenze, ed alla fine mi sono avanzati 2 tuorli d'uova… che fare?
Premettendo che in cucina “non si butta mai via nulla” e men che meno dei “rossi” d'uova, mi sono dovuto ingegnare per inventare una ricetta di biscotti veloce, semplice, facile, economica e con pochi ingredienti.
Facile, nevvero?!

Riflettendo un poco mi sono ricordato che domenica scorsa mia madre aveva acquistato dei fiocchi d'avena e bacche di gelso essiccate.

Perfetto, perché non unire il tutto?
All'inizio ero scettico anche io ma devo dire che il risultato finale non è per nulla male.
Sono biscotti saporiti e morbidi, adattissimi ad una prima colazione, nonché ad uno spuntino veloce.

Ecco la ricetta.

Biscotti con fiocchi d'avena e bacche di gelso essiccate.

Dosi per circa 20 biscotti

200 gr farina 0
100 gr zucchero
90 gr burro
2 tuorli d'uova
16 gr lievito per dolci
60 gr circa fiocchi avena e bacche gelso

In una planetaria con frusta K amalgamare il burro con lo zucchero. Aggiungere i tuorli delle uova e mescolare. Aggiungere la farina ed il lievito setacciati e mescolare per circa 4 – 5 minuti. Aggiugere i fiocchi d'avena e mescolare per altri 5 minuti.
Si dovrà ottenere un impasto morbido ma che non si attacchi alle mani.
Formare delle palline di impasto, schiacciarle lievemente e porle su una placca da forno rivestita con carta oleata.
Mettere in forno ventilato preriscaldato a 180° per circa 10 – 15 minuti.
Lasciarli raffreddare prima di mangiarli, per gustare al meglio tutti i sapori e gli aromi.




mercoledì 29 marzo 2017

Premio Letterario Parole di Terra 2017

Oggi desidero segnalare il premio letterario Parole di Terra.
Tale manifestazione, giunta al 4° anno di vita, è dedicata a coloro che scrivono romanzi, brevi racconti o saggi che hanno come elemento unificante lo sfondo rurale.
La partecipazione è gratuita, ed occorre inviare la propria opera, secondo le modalità indicate nel bando di partecipazione, entro il 31 luglio 2017.

E' un premio istituito dalla Casa Editrice Pentàgora edizioni e dall'Associazione Culturale Parole di Terra. Si svolge nell'entroterra genovese e precisamente a Savignone.
Per maggiori informazioni, scaricare il bando o la domanda di partecipazione si rimanda al sito www.pentagora.it (menù Premio Parole di Terra).




martedì 28 marzo 2017

Una torta di carne in crosta di pane

 La torta di carne in crosta di pane è un piatto unico che ha il pregio di essere buonissimo ma presenta anche il difetto di avere una preparazione alquanto lunga in termini di tempo. Poichè infatti la pasta da pane deve lievitare sono necessarie almeno 3 ore.
E' un piatto da pranzo domenicale ma vi assicuro che ripaga ampiamente da tutte le fatiche.
Ovviamente se si ha a disposizione meno tempo una soluzione potrebbe essere comprare dal fornaio la pasta da pane già lievitata.

Questa ricetta deriva dalle classiche pie della cucina anglosassone, rielaborata in una versione più italiana. In Inghilterra, infatti, solitamente la copertura superiore è pasta sfoglia o brisè oppure un purè di patate. Inoltre spesso la carne è macinata mentre io ho preferito usare dei pezzettini di carne di bovino. E perché ho utilizzato la pasta da pane per ricoprire il tutto? Ovvio, per “fare scarpetta” nel sughetto che si viene a formare all'interno del tortino!



Dal mio macellaio di fiducia ho comprato del muscolo di prima scelta di bovino piemontese. Fondamentale per la buona riuscita del piatto è che la carne sia magra e compatta.

Torta di carne in crosta di pane

Dosi per 4 persone


700 gr di muscolo di bovino tagliato a pezzettoni
1 cipolla
2 – 3 carote
2 gambi di sedano
1 spicchio aglio
vino rosso q.b.
sale q.b.
pepe q.b.
1 foglia di alloro
150 gr passata di pomodorini Pachino

per la pasta da pane
250 gr farina 0
125 ml acqua
25 gr olio
4 gr sale fino
6 gr lievito fresco
1 cucchiaino zucchero

Innanzitutto occorre preparare la pasta da pane lievitata. Sciogliere il lievito e lo zucchero nell'acqua. Setacciare la farina ed impastarla con l'acqua in cui è stato sciolto il lievito. Aggiungere l'olio ed il sale. Impastare per circa 15 minuti in modo da formare un impasto omogeneo ed elastico.
Mettere l'impasto su una teglia da forno e lasciare lievitare per 2 h a circa 30°. Solitamente io metto la teglia all'interno del forno spento, in modo da preservare l'impasto dalle correnti d'aria che potrebbero farlo seccare; durante l'inverno può essere utile accendere il forno statico impostato a circa 30 – 25 °. Trascorso tale tempo dovrebbe aver raddoppiato il volume. Spolverare con la farina e impastare nuovamente. Lasciare lievitare per 1 h a 30° circa.

Nel frattempo tagliare a dadolata le verdure. In un tegame grande abbastanza da contenere tutti gli ingredienti far imbiondire la cipolla e l' aglio. Aggiungere le verdure e far rosolare a fiamma vivace. Aggiungere la carne tagliata e lasciar cuocere per circa 2 – 3 minuti. Sfumare con un bicchiere di vino rosso. Lasciare evaporare un po' ed aggiungere la passata di pomodorini Pachino. Regolare di sale e pepe e aggiungere la foglia di alloro. Abbassare la fiamma e lasciar cuocere per circa 1 ora e mezza. Controllare il livello del liquido, se ne evaporerà troppo aggiungere un po' di acqua.
Trascorso tale tempo la carne risulterà morbida ma non si dovrà sfaldare. Porre i pezzi di carne in una teglia che possa andare in forno. Io ho utilizzato una teglia rotonda in ceramica. Far restringere il sugo della carne e versarlo nella teglia. Stendere la pasta da pane nello spessore di circa mezzo cm e ricoprire la teglia. Porre in forno ventilato a 200° per circa 10 – 15 minuti fino a quando la crosta non sarà abbastanza dorata.
Servire in tavola appena sfornato.



Poichè è un piatto con presenza di carne e sughi ho scelto di abbinare un vino rosso alquanto corposo. Ho optato per un Chianti Riserva Vendemmia 2007 di una cantina di Vinci (FI) (ovviamente aprendo la bottiglia un po' di tempo prima della cena, in modo da “far respirare” il vino).






domenica 26 marzo 2017

Parliamo di vini: il Bombino bianco

L'altra sera cercavo un vino bianco non troppo pretenzioso per accompagnare una normalissima cena a base di pesce. Ci siamo imbattuti in una bottiglia di vino Bombino bianco di una cooperativa di produttori pugliesi ed, incuriositi, abbiamo deciso di assaggiarlo.
Infatti, sebbene il vitigno da cui deriva sia molto diffuso, la vinificazione al 100% di quest'uva non è così comune.



Il vitigno Bombino bianco è presente in diverse regioni del Centro – Sud Italia. Inoltre è coltivato anche in Emilia Romagna dove prende il nome di Pagadebit o anche Stracciacambiale.
E' facile arguire quale sia la potenzialità produttiva del vitigno!
E' caratterizzato da una foglia media e da grappoli abbastanza grandi con acini con buccia spessa di colore giallo verde.

L'uva Bombino rientra, in percentuali variabili, nella vinificazione di diversi prodotti sia DOC, sia IGT, sia DOCG.
Per citarne solo alcuni: il Frascati DOC (30% max), Martina o Martinafranca DOC ( max 15%), Trebbiano d'Abruzzo DOC ( min 85%), Cannellino di Frascati DOCG ( max 30%), Pompeiano IGT (max 15%), Basilicata IGT (min 85%).

Il vino Bombino bianco della Cantina di Ruvo di Puglia Il Grifo è ottenuto all'interno della zona di produzione del Casteldelmonte DOC a circa 400 m di altezza e ha una gradazione alcolica attorno agli 11,5°.
Le colline murgiane che degradano verso l'Adriatico subiscono la brezza marina che aiuta, assieme al terreno calcareo, a conferire al prodotto finale gli aromi che lo contraddistinguono.




Il Bombino bianco è sì un vino semplice e poco strutturato ma, all'assaggio, rivela una varietà ed una profondità di profumi che stupisce piacevolmente il palato.
Subito si avverte un sentore di erbe seccate dal sole e dal salino del mare, con note calde e speziate. Rimane anche una nota acidula, minerale, di terreno carsico che ben controbilancia ed arrotonda il gusto finale, rendendolo un accompagnamento perfetto e non troppo scontato per una piatto a base di pesce.
Insomma, un vino pugliese di tutto rispetto, semplice ma sincero, che ben racchiude in sé tutti i tratti peculiari della sua terra.

Da segnalare, inoltre, l'ottimo rapporto qualità – prezzo, caratteristica, a volte, non sempre facile da trovare anche in vini più blasonati.


venerdì 24 marzo 2017

Venerdì ... pesce!

Sui banchi dei pescivendoli, in Liguria, iniziano a fare la loro comparsa le prime acciughe. Finalmente si può ricominciare a fare delle scorpacciate di questo pesce, che io trovo gustosissimo!

L'alice o acciuga fa parte del cosiddetto “pesce azzurro” assieme a sgombri, tonni, sardine, pesce lama etc.
L'alice che viene pescata nel Mar Ligure ha una carne tenera e di sapore molto delicato. E' anche meno grassa rispetto a quelle adriatiche.
Inoltre è un pesce economico con in più il pregio di essere “a Km zero”. La carne di questo pesce, infatti, si deteriora velocemente e, quindi, più è fresco meglio è! Solitamente compro quelle provenienti dalla pesca della nottata che vengono vendute al mattino nei vari mercati rionali della città o alla cooperativa dei pescatori. Vantaggi dell'abitare sul mare! 😃

A Genova ci sono moltissimi modi diversi di cucinarla. Basti pensare che A. Schmuckher nel suo libro “La vera cucina di Genova e della Liguria” elenca almeno una ventina di ricette in cui si possono trovare le acciughe.



Sott'olio, marinate con limone o aceto, fritte, sotto sale, questo pesce, insomma, è onnipresente sulle tavole liguri dagli antipasti ai secondi (si escludono i dolci per ovvie ragioni!!😄).

Io volevo condividere la mia versione rielaborata delle acciughe marinate con limone.
L'ho cucinato qualche sera fa ed è stato apprezzato da tutti i commensali.
E' un piatto molto fresco, profumato e saporito. Inoltre è velocissimo da preparare e, di conseguenza, si presta tantissimo anche nella stagione estiva quando, complice il caldo, non si ha voglia di stare per ore accanto a i fornelli.

ALICI MARINATE AL LIMONE

Dosi per 4 persone

600 gr di alici freschissime
1 cucchiaio di capperi
1 spicchio d'aglio
2 limoni biologici
4 - 5 pomodorini essiccati
olio extravergine d'oliva q.b.
sale q.b.
origano fresco
aneto o finocchietto selvatico


Pulire la alici eliminando la testa, le interiora e la lisca. Sciacquarle e tamponarle con carta da cucina.
Tritare finemente l'aglio e farlo rosolare lievemente in padella con un filo di olio di oliva extravergine.
Spremere i limoni. Conservarne la buccia in una ciotolina con un po' d'acqua e succo di limone (per questa ragione utilizzo limoni non trattati).
Disporre le alici in padella con il succo dei limoni ed i capperi puliti dal sale.
Lasciare cuocere per circa 5 minuti. I pesci saranno cotti quando la carne assume un colorito biancastro senza però sfaldarsi. Se necessario regolare di sale.
Disporre i pesci in un piatto e aggiungere olio extravergine a crudo, una manciata di origano ed i pomodorini secchi tagliati sottilmente.
Lasciare insaporire per circa una ventina di minuti.
Al momento di servire in tavola, aggiungere il finocchietto selvatico tritato e le bucce di limone tagliate a listarelle.




Io consiglio di prepararne un pochettino in più: sono ottime anche il giorno successivo, se conservate in frigorifero! Inoltre sono un ottimo condimento per una veloce pastasciutta.

giovedì 23 marzo 2017

Se ti perdi in un dungeon puoi cucinare basilisco arrosto

Ok tranquilli, non sono impazzito.
Oggi voglio parlarvi di un manga di Ryoko Kui intitolato appunto Dungeon Food. Con il termine manga si intende, in Occidente, un fumetto giapponese.
In Giappone, invece, manga significa fumetto in generale
Una particolarità dei fumetti manga e che si leggono al contrario rispetto al fumetto occidentale, cioè dall'ultima alla prima pagina (secondo le consuetudini orientali di scrittura), con la rilegatura alla destra del lettore e le pagine "libere" alla sinistra.
Anche le vignette si leggono da destra verso sinistra, dall'alto verso il basso.
All'inizio sembra un po' complicato, ma dopo pochissime pagine ci si abitua e non sembra più così strano.
Ovviamente io ho letto Dungeon Food nella sua traduzione italiana. 
Sono appassionato di fumetti ma non al punto di imparare il giapponese per leggerli in versione originale!
Il fumetto è edito da J-Pop ed è possibile acquistarlo nelle fumetterie o tramite Internet.
Io l'ho scoperto proprio grazie alla mia fumetteria di fiducia (Comics Corner di Genova… mi si perdoni la pubblicità).




Il titolo mi ha subito incuriosito.
L'idea base del soggetto è alquanto innovativa e davvero particolare.
In breve: un gruppo di avventurieri perde tutto il suo equipaggiamento, cioè armi, medicine, soldi e cibo all'interno di un Dungeon ( = un sotterraneo) e deve ritornare all'interno di esso per salvare un membro della compagnia rimasto là sotto ( nello stomaco di un drago, per la precisione). Il dilemma che si pone è: “che cosa mangeremo?” 😟.
Idea geniale: il Dungeon è pieno di mostri e vegetali… mangeranno quelli!!!
Tra varie avventure, incontri strani e personaggi bizzarri, i nostri eroi si addentrano sempre più in profondità nel sotterraneo in cerca del drago. E le loro abilità culinarie cresceranno via via che la trama prosegue.

La lettura è piacevolissima, con un sottofondo ironico e scanzonato che rendono il manga gradevole ed assolutamente da consigliare.

Geniale è la trovata di pubblicare, come appendice al libretto, una piccola guida sui mostri incontrati nelle avventure, scritta con un rigore pseudoscientifico che la rende quasi credibile.



Inoltre durante le avventure vengono anche pubblicate le ricette che man mano i protagonisti assaggiano, esattamente come se fosse un libro di cucina, con relative dosi e contenuto calorico del piatto.
La preparazione si ottiene, invece, leggendo le avventure.
Si va quindi da uno Stufato di fungo ambulante e scorpione gigante (la ricetta più semplice) ad una Frittura di mandragola e tempura di pipistrello gigante, al Basilisco arrosto appunto. Fantastico è il menù completo a base di Armatura Gigante! 
Un menù degustazione, insomma 😉.



Ad oggi è uscito solo il primo volume.
Spero che al più presto vengano pubblicati anche i successivi perché non vedo l'ora di continuare nella lettura.
Comunque, se qualcuno di voi riesce a trovare un basilisco mi avvisi… prepareremo assieme qualche ricetta di questo manga! 😃

Citando Andrew Zimmern del programma TV “Orrori da gustare”: se vi sembra buono, mangiatelo!!


mercoledì 22 marzo 2017

Esperimenti in cucina: taralli alla curcuma

Ieri pomeriggio ho provato a fare in casa una ricetta tipica pugliese: i taralli.

In commercio esistono i classici, oppure quelli aromatizzati al finocchietto, alla cipolla al peperoncino etc... Mi sono chiesto "chissà che sapore avranno con una spezia come il curry, la cannella o la curcuma?"
Qualcuno potrebbe obbiettare che se non è mai stato fatto probabilmente ci saranno delle buone ragioni.
 Eh già, ma a me piace "sperimentare".

Ho scelto la curcuma un po' per il suo colore giallo inteso ma soprattutto per le sue proprietà antiossidanti ed antinfiammatorie ( o almeno, così si dice 😁).

Vi assicuro che il risultato finale è davvero buono!!!


Per coloro  che volessero cimentarsi ecco qua la ricetta:

TARALLI ALLA CURCUMA

Dosi per circa 20 taralli

100 gr farina 0
25 gr olio di oliva extravergine di oliva
40 ml di vino bianco secco
un pizzico di sale
un cucchiaino da caffè di curcuma in polvere
2 - 3 gr di lievito di birra

Impastare tutti gli ingredienti per 20 minuti fino ad ottenere un impasto elastico ( io l'ho fatto con la planetaria ).
Coprire l'impasto e lasciare riposare per almeno un'oretta.
Trascorso tale tempo prendere dei piccoli pezzi di impasto e formare dei bastoncini e chiuderli ad anello (si può dare anche la forma di una goccia... a seconda delle preferenze personali).
Far bollire (5 - 6 alla volta) i taralli così ottenuti in una pentola con acqua lievemente salata. Saranno pronti non appena salgono in superficie.
Depositarli su un canovaccio asciutto per asciugare l'acqua in eccesso. (attenzione! la curcuma è un ottimo colorante; il canovaccio  diventerà  giallo. Io ho preferito non utilizzare la carta da cucina poichè avevo timore che i miei taralli si attaccassero alla carta rovinando il tutto).
Disporli su una placca da formo ed infornare a 200° (forno ventilato già caldo) per circa 20 - 30 minuti.





Alla ricerca del tempo perduto: le madeleines di Proust

Bloccato a casa da una fastidiosa bronchite, devo proprio affermare che il tempo libero in questo periodo non mi manca. Allora perchè non iniziare a leggere un classico della letteratura francese?!
Ovviamente sto parlando della recherche di Marcel Proust. ( Sì, la lettura è un'altra mia passione).


Alla ricerca del tempo perduto (À la recherche du temps perdu) è l'opera più importante di Marcel Proust, scritta tra il 1909 e il 1922 e pubblicata in sette volumi tra il 1913 e il 1927. Secondo il Guinnnes dei primati è il romanzo più lungo al mondo! Insomma si deve avere davvero tantissimo tempo per leggerlo 😃!

Il primo volume inizia con il racconto dell'infanzia dell'autore a Combray, un paesino nel nord della Francia. Devo dire che, nonostante non sia ciò che si definisce un "romanzo d'evasione", è davvero piacevole immergersi nelle suggestioni e nei ricordi dell'autore. Molte descrizioni di luoghi mi hanno fatto rivivere un viaggio in Bretagna e Normandia di qualche anno fa.
Il libro, quindi,  è stato per me un modo per riscoprire dei  ricordi e delle emozioni passate, esattamente come  è avvenuto per l'autore con i dolcetti madeleine all'inizio del racconto.
Chissà, magari a Proust sarebbe piaciuto questo parallelismo!

Ed allora uniamo letteratura e cucina e proviamo  la ricetta delle madeleine, un dolce tipico della cittadina di Commercy, nel nord della Francia.

In onore di Marcel Proust!

MADELEINE

Dosi per circa 36 dolci

130 gr farina 0
3 uova
100 gr zucchero
150 gr burro fuso
1 pizzico sale
limone biologico
10 gr circa di lievito per dolci

Separare gli albumi dai tuorli e montarli a neve ferma ( questo è un passaggio che si può evitare, io l'ho fatto per rendere i dolcetti più morbidi. E' solo una questione di gusti personali!).
Sciogliere il burro e lasciarlo raffreddare.
Con la frusta a K della planetaria mescolare lo zucchero con i tuorli.
Aggiungere il lievito e la farina setacciati, il sale e la buccia di limone grattugiata.
Unire il burro fuso
Lasciar riposare l'impasto in luogo fresco circa mezz'ora.
Mettere l'impasto nell'apposito stampo per Madeleines. Non è necessario riempire tutta la forma, in quanto in cottura l'impasto tende davvero a gonfiarsi molto. Io ho messo un mucchiettino di impasto proprio al centro dell'incavo delle forme ( anche in questo caso è una questione di gusti personali, se volete dei dolcetti più grossi ma più piatti si può riempire maggiormente gli stampini.).
Ovviamente ho imburrato ed infarinato leggermente gli stampini per facilitare il distacco dei dolcetti una volta cotti.


Infornare in forno ventilato preriscaldato a 200° per circa 8 minuti, abbassare la temperatura a 180° e proseguire la cottura per altri 6 - 7 minuti.



Per quanto riguarda l'aromatizzazione delle Madeleins si può utilizzare anche la vaniglia (anzi credo che sia filologicamente la scelta corretta). Poichè non avevo in casa il baccello di vaniglia e non volevo utilizzare estratti chimici ho optato per il limone. Il risultato è assolutamente gradevole.






Un altro blog di cucina...

Buongiorno a tutti!

Di nuovo un altro blog di cucina! 😟

Non esattamente... la cucina è solo uno dei miei hobbies.
Non a caso si chiama "cucinare e tanto altro"!